La disabilità non è un limite, se impari a gestirla

Riflettevo sulla pubblicità di un noto marchio di pubblicità uscita nei giornali in questi giorni.

Appena ho visto la foto ho pensato “wow, che bella”, lei è veramente bella e sorridente.

Una pubblicità diversa rispetto ai soliti standard, canoni e modelli di perfezione che la società ci propone. La foto, mi ha dato speranza.

Poi ho visto la frase “la disabilità non è un limite” ed ho iniziato ad innervosirmi, innervosirmi molto. Tanto da aver pensato “ecco l’ennesima trovata pubblicitaria”.

Ma perché mi sono innervosita così tanto? Perché non è vero che la disabilità non è un limite.

Premetto: non sono disabile, o forse si? Non ho mai fatto la domanda di disabilità, anche se sto pensando di farla. Però con i limiti ci convivo da tutta una vita.

Per me la frase corretta è la disabilità o nel mio caso la malattia non è un limite se impari a gestirla. Perché è così: solo quando ho imparato ad accettarla, ed a comprendere che fa parte di me, ho iniziato a non vederla più come limite.

Ed io quanto ci ho messo? Sinceramente, ci sto ancora lavorando (e forse questo blog è nato proprio per questo)

Cosa ho dovuto fare? Ho imparato ad accettarmi. Ad accettare che io ho dei ritmi e dei tempi di recupero diversi dalle altre persone e soprattutto che ci sono alcune cose che io non possono modificare e controllare, posso solo accettare ed agire poi di conseguenza.

Qualche esempio

Cause scatenatati delle crisi: la privazione di sonno.

La prima crisi mi è venuta alle superiori in gita a Genova. Avevo 16 anni. L’anno dopo è stata organizzata la gita a Parigi, ma non me la sono sentita di andare. Ho inventato una scusa “si, con la classe non mi trovo troppo bene”, ma la realtà era un’altra.

Quindi, vallo tu a dire ad un adolescente che ha voglia di far festa e divertirsi con gli amici e con il mondo considerato normale che “la disabilità non è un limite”.

Conseguenze della crisi: sospensione della patente ed attesa di 1 anno dalla data dell’ultima crisi

Nella mia vita questo ha significato: in un primo momento 6 mesi senza patente (EEG peggiorato) e dopo un’altra crisi un anno senza patente. Il che vuol dire, in una città come Padova, dipendenza dai tuoi famigliari, mezzi pubblici, amici e partner e modifica sostanziale del proprio stile di vita.

Ora, sono curiosa di sapere se qualcuno ha il coraggio di dirmi che la cosa non rappresenta un limite per una persona che ha un lavoro, una famiglia da gestire ecc..

Paura della crisi: vivere con la paura che da un giorno all’altro la tua normalità e la tua vita possano essere spazzate via da una crisi.

Questo, tra l’altro, ha portato attacchi di ansia ed anche una crisi. Semplicemente perché non ero in grado di gestire tutte queste emozioni.

E poi mi chiedono perché mi sono lanciata sul mondo della crescita personale!

Concludendo… la mia epilessia, per la maggior parte di volte, ora, non la vedo come un limite però, che fatica imparare a gestirla.

La nota positiva c’è sempre: la soddisfazione di quando ti rendi conto che i tuoi limiti non sono più tali e che trovi sempre un modo per aggirarli. Dai, possiamo dirlo…attitudine al problem solving 100%!